La Sindone di Torino è un lenzuolo di lino conservato nel Duomo di Torino, sul quale è visibile l’immagine di un uomo che porta segni attribuiti a maltrattamenti e torture come quelli della passione di Gesù. Alcune persone identificano l’uomo con Gesù e il lenzuolo con quello usato per avvolgerne il corpo nel sepolcro.
Il termine “sindone” deriva dal greco σινδών (sindon), che indicava un ampio tessuto, come un lenzuolo, e che poteva essere di lino o tessuto d’India (Khadi).
La prima notizia certa della Sindone è nel 1353: il cavaliere Goffredo di Charny fa costruire una chiesa nella cittadina di Lirey per custodire un lenzuolo che dichiara essere la Sindone che avvolse il corpo di Gesù. Egli non spiega però come ne è venuto in possesso.
Nel 1415 il conte Umberto de la Roche, marito di Margherita di Charny, figlia di Goffredo II, prende in consegna il lenzuolo per metterlo al sicuro a causa della guerra tra la Borgogna e la Francia. Margherita si rifiuta poi di restituirlo alla comunità di Lirey e nel 1453, la vende ai duchi di Savoia.
I Savoia conservano la Sindone nella loro capitale, Chambéry, dove nel 1502 fanno costruire una cappella per custodirla. La notte tra il 3 e il 4 dicembre 1532, la cappella va a fuoco. Alcuni frati riescono a portar fuori la Sindone ma alcune gocce d’argento fuso cadono sul lenzuolo bruciandolo in più punti.
Nel 1535 il Ducato di Savoia entra in guerra: il duca Carlo III deve lasciare Chambéry e porta con sé la Sindone. Negli anni successivi il lenzuolo soggiorna a Torino, Vercelli e Nizza. Nel 1562 la capitale del regno viene spostata a Torino e il duca Emanuele Filiberto decide di portarvi anche la Sindone, dove rimane fino a giorni nostri.
Nel 1988, l’esame del carbonio 14 sulla Sindone, eseguito dai laboratori di Oxford, Tucson e Zurigo, ha datato la sindone in un intervallo di tempo compreso tra il 1260 e il 1390. Questo dovrebbe eliminare la possibilità che si tratti del sudario di Gesù.
Restano però molti misteri su questo lenzuolo. L’analisi del carbonio 14 viene contestata. Le analisi hanno mostrato che effettivamente le tracce colorate sono di sangue umano, di tipo AB, ed inoltre non si è ancora compresa quale tecnica sarebbe stata utilizzata per realizzarla .
La Chiesa cattolica ha preso ultimamente una posizione neutrale sulla veridicità della Sindone: è una questione scientifica che lascia agli scienziati. Invece sono molte le persone che credono in questa reliquia ed a migliaia vengono a Torino quando la Sindone viene esposta al pubblico. L’ultima volta è stata l’11 aprile 2020, sabato santo, per televisione, a causa del COVID19.