Il principe Solina ha un confronto con Padre Pirrone sulla posizione della Chiesa rispetto alla rivoluzione di Garibaldi
Don Fabrizio: Ho fatto importanti scoperte politiche. Sapete che succede nel nostro Paese? Niente succede, niente, solo un inavvertibile sostituzione di ceti. Il ceto medio non vuole distruggerci, ma vuole solo prendere il nostro posto con le maniere più dolci, mettendoci magari in tasca qualche migliaio di ducati. E poi tutto può restare com’è. Capite bene che il nostro è il paese degli accomodamenti.
Padre Pirrone: In poche parole, voi, signori, vi mettete d’accordo con i liberali, addirittura con i massoni, a spese nostre. Sì, a spese della Chiesa, perché è chiaro che tutti i nostri beni, quei beni che sono patrimonio dei poveri, verranno arraffati e malamente divisi tra i caporioni più impudenti. E dopo. Chi sfamerà quella moltitudine di infelici che ancora oggi la Chiesa sostenta e guida? Come si farà allora per placare quelle turbe di disperati? Ve lo dirò io, eccellenza. Si comincerà col dar loro in pasto prima una porzione, poi un’altra, e alla fine l’intero delle vostre terre. Nostro Signore guariva i ciechi dal corpo, ma i ciechi di spirito dove finiranno?
Don Fabrizio: Non siamo ciechi di spirito, caro Padre, ma solamente esseri umani in un mondo in piena trasformazione, che dovremmo fare? Alla Chiesa è stata fatta esplicita promessa di immortalità. A noi come classe sociale no. Per noi un palliativo che ci permetta di durare ancora 100 anni equivale all’eternità. Al di là di quanto possiamo accarezzare con le nostre mani, noi non abbiamo obblighi. La Chiesa sì, sì, lei deve averne perché è destinata a non morire. Nella sua disperazione è implicito il conforto. Credete voi, padre, che semmai un giorno la Chiesa potesse salvarsi sacrificando noi esiterebbe a farlo? Non esiterebbe e farebbe bene.