Le canzoni di Sanremo degli anni 70 – i testi

Ascolta un estratto della canzone
Luigi Tenco – Ciao amore, ciao – 1967
La solita strada bianca come il sale
Il grano da crescere, i campi da arare
Guardare ogni giorno se piove o c’è il sole
Per saper se domani si vive o si muore
E un bel giorno dire basta e andare via

Ciao amore, ciao amore …

Andare via lontano a cercare un altro mondo
Dire addio al cortile, andarsene sognando
E poi mille strade grigie come il fumo
In un mondo di luci sentirsi nessuno
Saltare cent’anni in un giorno solo:
Dai carri dei campi agli aerei nel cielo
E non capirci niente e aver voglia di tornare da te

Ciao amore, ciao amore …

Non saper fare niente in un mondo che sa tutto
E non avere un soldo nemmeno per tornare…

Ciao amore, ciao amore …
Ascolta un estratto della canzone
Orietta Berti – io, tu e le rose – 1967
Prima di cominciare non c’era niente al mondo
Ora che ci sei tu per me c’è troppa gente
Gente che vuol sapere perché viviamo così

Io, tu e le rose
Io, tu e l’amore
Quando, quando
Tu respiri accanto a me
Solo allora io comprendo d’esser viva
Quando siamo
Io, tu e le rose
Io, tu e l’amore
Anche se cadesse il mondo 
Quello stesso giorno
Noi saremo là
Io, tu e le rose

Quando, quando
….

E se l’odio della gente
Ci terrà lontani, resteremo noi
Io, tu e l’amore
Ascolta un estratto della canzone
Adriano Celentano e Claudia Mori –
Chi non lavora non fa l’amore – 1970
Chi non lavora non fa l’amore
Questo mi ha detto ieri mia moglie

A casa stanco, ieri ritornò,
Lui si è seduto
Niente c’era in tavola
Arrabbiata io gli grido che
Ha scioperato due giorni su tre
Coi soldi che mi da
Non ce la faccio più e ho deciso che
Faccio lo sciopero contro di lui
Chi non lavora non fa l’amore” ..

Allora andai a lavorare
Mentre eran tutti a scioperare
E un grosso pugno in faccia mi arrivò
Andai a piedi alla guardia medica
C’era lo sciopero anche dei tranvai
Arrivo lì, ma il dottore non c’è
È in sciopero anche lui
Che gioco è? ma? Ma come finirà?
C’è il caos nella città
Non so più cosa far
Se non sciopero mi picchiano
Se sciopero, mia moglie dice:

Chi non lavora non fa l’amore
Dagli l’aumento signor padrone
Così vedrai che in casa tua
E in ogni casa entra l’amore”
Ascolta un estratto della canzone
Peppino di Capri – Un grande amore
e niente più – 1973
Io, lontano da te, pescatore lontano dal mare
Io, chiedo da bere da una fonte asciugata dal sole
Solitudine e malinconia
I soprammobili di casa mia
Qualche libro, una poesia
E sul piano una fotografia
Io e te, un grande amore e niente più
Io e te, le nostre corse fin laggiù
Là dove c’è la capanna scoperta da noi
Dove tu mi dicesti: “Vorrei
Amore vorrei, stasera vorrei”

Notti, notti d’amore
Nel silenzio il mio nome, il tuo nome
Ma non risale l’acqua di un fiume
E nemmeno il tuo amore ritorna da me
Solitudine e malinconia
In ogni angolo, in ogni via
Ti rimprovero una sola cosa
Che potevi almeno dirmi “scusa”
Ascolta un estratto della canzone
Lucio Battisti – Il mio canto libero – 1972
In un mondo che non ci vuole più
Il mio canto libero sei tu
E l’immensità si apre intorno a noi
Al di là del limite degli occhi tuoi

Nasce il sentimento
Nasce in mezzo al pianto
E s’innalza altissimo e va
E vola sulle accuse della gente
A tutti i suoi retaggi indifferente
Sorretto da un anelito d’amore di vero amore

In un mondo che (Pietre, un giorno case)
Prigioniero è (Ricoperte dalle rose selvatiche)
Respiriamo liberi io e te (Rivivono, ci chiamano)
E la verità (Boschi abbandonati)
Si offre nuda a noi (Perciò sopravvissuti, vergini)
E limpida è l’immagine (Si aprono)
Ormai (Ci abbracciano)

Nuove sensazioni
Giovani emozioni
Si esprimono purissime in noi
La veste dei fantasmi del passato
Cadendo lascia il quadro immacolato
E s’alza un vento tiepido d’amore
Di vero amore
E riscopro te

Dolce compagna che
Non sai domandare, ma sai
Che ovunque andrai
Al fianco tuo mi avrai
Se tu lo vuoi
Ascolta un estratto della canzone
Mina – Io vivrò senza te – 1972
Che non si muore per amore
È una gran bella verità
Perciò dolcissimo mio amore
Ecco quello, quello che
Da domani mi accadrà
Io vivrò senza te
Anche se ancora non so
Come io vivrò
Senza te, io senza di te
Sola continuerò e dormirò
Mi sveglierò, camminerò, lavorerò
Qualche cosa farò
Qualche cosa farò, sì
Qualche cosa farò
Qualche cosa di sicuro io farò
Piangerò, sì io piangerò
E se ritorni nella mente
Basta pensare che non ci sei
Che sto soffrendo inutilmente
Perché so, io lo so, che non tornerai

Senza te, io senza te
Sola continuerò e dormirò
Mi sveglierò, camminerò, lavorerò
Qualche cosa farò
Qualche cosa farò, sì
Qualche cosa farò
Qualche cosa di sicuro io farò
Piangerò, sì io piangerò
Ascolta un estratto della canzone
Lucio Dalla – Caro amico ti scrivo – 1978
Caro amico ti scrivo così mi distraggo un po’
e siccome sei molto lontano più forte ti scriverò.
Da quando sei partito c’è una grossa novità,
l’anno vecchio è finito ormai
ma qualcosa ancora qui non va.

Si esce poco la sera compreso quando è festa
e c’è chi ha messo dei sacchi di sabbia vicino alla finestra,
e si sta senza parlare per intere settimane,
e a quelli che hanno niente da dire
del tempo ne rimane.

Ma la televisione ha detto che il nuovo anno
porterà una trasformazione
e tutti quanti stiamo già aspettando
sarà tre volte Natale e festa tutto il giorno,
ogni Cristo scenderà dalla croce
anche gli uccelli faranno ritorno.

Ci sarà da mangiare e luce tutto l’anno,
anche i muti potranno parlare
mentre i sordi già lo fanno.
E si farà l’amore ognuno come gli va,
anche i preti potranno sposarsi
ma soltanto a una certa età.

E senza grandi disturbi qualcuno sparirà,
saranno forse i troppo furbi
e i cretini di ogni età.

Vedi caro amico cosa ti scrivo e ti dico
e come sono contento
di essere qui in questo momento,
vedi, vedi, vedi, vedi,
vedi caro amico cosa si deve inventare
per poterci ridere sopra,
per continuare a sperare.
E se quest’anno poi passasse in un istante,
vedi amico mio
come diventa importante
che in questo istante ci sia anch’io.
L’anno che sta arrivando tra un anno passerà
io mi sto preparando è questa la novità

Le canzoni di Sanremo degli anni 60 – i testi

Ascolta Romantica
Tony Dallara – Romantica – 1960
Bambina bella
sono l’ultimo poeta che s’ispira ad una stella.
Bambina mia,
sono l’ultimo inguaribile malato di poesia.
E voglio bene a te 
perché sei come me, romantica.

Tu sei romantica,
amarti e’ un po’ rivivere,
nella semplicità, nell’irrealtà di un altra età.

Tu sei romantica, amica delle nuvole,
che cercano lassù un po’ di sol come fai tu.

Tu sei la musica che ispira l’anima
sei tu il mio angolo di paradiso per me.

Ed io che accanto a te son ritornato a vivere,
a te racconterò, affiderò i sogni miei
perché romantica tu sei.
…..
Ascolta 24000 baci
Adriano Celentano – 24.000 baci – 1961
Amami
Ti voglio bene
Con 24 mila baci
Oggi saprei perché l’amore
Vuole ogni tanto mille baci
Mille carezze all’ora all’ora

Con 24 mila baci
Felici corrono le ore
Un giorno splendido perché
Ogni secondo bacio te

Niente bugie meravigliose
Frasi d’amore appassionate
Ma solo baci che dò a te, yee, yeeee

Con 24 mila baci
Così frenetico è l’amore
In questo giorno di follia
Ogni minuto è tutto mio
……

Ascolta quando quando quando
Tony Renis – Quando quando quando – 1962
Dimmi quando tu verrai
Dimmi quando quando quando
L’anno il giorno l’ora in cui forse tu mi bacerai
Ogni istante attenderò 
fino a quando quando quando
D’improvviso ti vedrò sorridente accanto a me

Se vuoi dirmi di si devi dirlo perché
Non ha senso per me la mia vita senza te

Dimmi quando tu verrai
Dimmi quando quando quando
E baciandomi dirai “non ci lasceremo mai”
…….
Ascolta Non ho l’età
Gigliola Cinquetti – Non ho l’età – 1964
Non ho l’età, non ho l’età 
per amarti, 
non ho l’età per uscire sola con te
E non avrei, non avrei nulla da dirti
Perché tu sai molte più cose di me

Lascia che io viva un amore romantico
Nell’attesa che venga quel giorno
Ma ora no

Non ho l’età, non ho l’età per amarti, 
non ho l’età per uscire sola con te
Se tu vorrai, se tu vorrai aspettarmi
Quel giorno avrai tutto il mio amore per te
Ascolta nessuno mi può giudicare
Caterina Caselli – Nessuno mi può giudicare – 1966
La verità mi fa male, lo so
La verità mi fa male, lo sai
Nessuno mi può giudicare, nemmeno tu
(la verità mi fa male lo so)
Lo so che ho sbagliato una volta e non sbaglio più
Dovresti pensare a me
E stare più attento a te
C’è già tanta gente che
Ce l’ha su con me, chi lo sa perché?

Ognuno ha il diritto di vivere come può
Per questo una cosa mi piace e quell’altra no
Se sono tornata a te
Ti basta sapere che
Ho visto la differenza tra lui e te ed ho scelto te

Se ho sbagliato un giorno ora capisco che
L’ho pagata cara la verità
Io ti chiedo scusa, e sai perché?
Sta di casa qui la felicità

Molto, molto più di prima io t’amerò
In confronto all’altro sei meglio tu
E d’ora in avanti prometto che
Quel che ho fatto un dì non farò mai più

Nessuno mi può giudicare, nemmeno tu
Ascolta Il ragazzo della via Gluck
Adriano Celentano – Il ragazzo della via Gluck – 1966
Questa è la storia di uno di noi
Anche lui nato per caso in via Gluck
In una casa, fuori città,
Gente tranquilla, che lavorava
Là dove c’era l’erba ora c’è una città
E quella casa in mezzo al verde ormai dove sarà

Questo ragazzo della via Gluck
Si divertiva a giocare con me
Ma un giorno disse: “vado in città”
E lo diceva mentre piangeva
Io gli domando: “amico non sei contento
Vai finalmente a stare in città
Là troverai le cose che non hai avuto qui
Potrai lavarti in casa senza andar giù nel cortile”

Mio caro amico”, disse
Qui sono nato, in questa strada
Ora lascio il mio cuore
Ma come fai a non capire
È una fortuna, per voi che restate
A piedi nudi a giocare nei prati
Mentre là in centro io respiro il cemento
Ma verrà un giorno che ritornerò ancora qui
E sentirò l’amico treno che fischia così
“Uah, uah”

Passano gli anni, molto son lunghi
Però quel ragazzo ne ha fatta di strada
Ma non si scorda la sua prima casa
Ora coi soldi lui può comperarla
Torna e non trova gli amici che aveva
Solo case su case, catrame e cemento
Là dove c’era l’erba ora c’è una città, ah
E quella casa in mezzo al verde ormai
Dove sarà, ah

Non so, non so
Perché continuano a costruire, le case
E non lasciano l’erba, non lasciano l’erba
Se andiamo avanti così chissà 
Come si farà ?
Ascolta Proposta
I Giganti – Proposta – 1967
Mettete dei fiori nei nostri cannoni”
Era scritto in un cartello, 
sulla schiena dei ragazzi
Che senza conoscersi, di città diverse
Socialmente differenti
In giro per le strade della loro città
Cantavano la loro proposta
Ora pare che ci sarà un’inchiesta

Tu, come ti chiami? Sei molto giovane
Me ciami Brambilla e fu l’uperari, 
lavori la ghisa per pochi denari
E non ho in tasca mai 
la lira per potere fare un ballo con lei
Mi piace il lavoro, ma non sono contento
Non è per i soldi che io mi lamento
Ma questa gioventù 
c’avrei giurato che m’avrebbe dato di più.

Mettete dei fiori nei vostri cannoni
Perché non vogliamo mai nel cielo
Molecole malate, 
ma note musicali che formino gli accordi
Per una ballata di pace, di pace, di pace

Anche tu sei molto giovane, quanti anni hai
E di che cosa non sei soddisfatto?
Ho quasi vent’anni e vendo giornali
Girando i quartieri fra povera gente
Che vive come me, che sogna come me
Io sono un pittore che non vende quadri
Dipingo soltanto l’amore che vedo
E alla società non chiedo che la mia libertà

Mettete dei fiori nei vostri cannoni
….

E tu chi sei?
Non mi pare che abbia di che lamentarti
La mia famiglia è di gente bene
Con mamma non parlo, col vecchio nemmeno
Lui mette le mie camicie 
e poi mi critica se vesto così
Guadagno la vita lontano da casa
Perché ho rinunciato ad un posto tranquillo
Ora mi dite che ho degli impegni 
che gli altri han preso per me

Mettete dei fiori nei vostri cannoni
….

Il Festival di Sanremo e la storia d’Italia – gli anni ’60

Largo ai giovani

(Leggi i testi delle canzoni)

Tra la fine degli anni ‘50 e gli anni ‘60, l’economia italiana attraversa una vera e propria “età dell’oro”, sostenuta da un forte incremento demografico e dall’espansione economica industriale : tra il 1958 e il 1963 il prodotto interno lordo italiano cresce al ritmo del 6,3% annuo e nel 1965 l’Italia, grazie anche al basso costo dei salari e alla grande disponibilità di manodopera, giunge a coprire il 12% della produzione europea, appena sotto Francia, Inghilterra e Germania.

Questo periodo così fortunato è chiamato “miracolo economico” (o “boom economico”).

Gli italiani del boom sono pieni di ottimismo: le possibilità, i sogni e le speranze sembrano senza limiti. Nascono concetti nuovi: evasione, consumo, vacanza, tempo libero, assolutamente sconosciuti al mondo contadino: gli italiani dimenticano che solo poco tempo prima si usava dire che “quando un contadino mangiava un pollo o era malato il pollo o era malato il contadino”. 

E’ un’Italia esterofila che importa, senza filtri, la cultura nordamericana più per voglia di modernizzare che per posizione politica.

Uno dei simboli del periodo è l’automobile, diventata in quegli anni un autentico “status symbol”. Arrivano sul mercato nel 1955 la Fiat 600 e nel 1957 la più piccola ed economica Fiat 500. Tra il 1956 e il 1965 il numero di automobili possedute in Italia passa da 1 a 5 milioni e nel 1964 viene inaugurata l’”autostrada del sole” che collega Milano con Napoli e che unisce l’Italia più di quanto non avesse fatto Cavour cent’anni prima. 

Un altro settore di espansione economica e di cambiamento nello stile di vita è quello degli elettrodomestici: frigoriferi, lavatrici e televisori entrano nelle case di tutti gli italiani.

Con il lavoro regolato dagli orari e gli elettrodomestici in casa aumenta il tempo libero e la televisione diventa il nuovo hobby degli italiani. Le trasmissioni televisive sono un importante strumento di diffusione della civiltà dei consumi ed un momento di ritrovo collettivo dentro e fuori le abitazioni.

Il Festival di Sanremo aveva già intuito questa nuova opportunità: dal 1955, infatti, la gara era diventata un appuntamento fisso per tutti i telespettatori.

Nel 1958 Domenico Modugno era stato una vera rivoluzione: cantava agitando le braccia e con una voce forte, non ovattata come negli anni 50. Sulla sua scìa arrivano nuovi cantanti che vengono soprannominati “urlatori”. Nel 1960 vince la canzone “Romantica” “urlata” da Tony Dallara.

C’è nel paese un desiderio di novità e l’industria discografica intuisce subito che i giovani possono essere consumatori molto di più interessanti dei loro padri, ancora troppo condizionati dalla passata guerra e dalla psicosi del “risparmiare”. Nasce così il “mito dei giovani” attorno ad un nuovo ballo importato dagli stati uniti, il “Rock ‘n roll”. La cosa divertente è che la canzone “Rock Around the Clock” (all’origine del ballo) fu scritta tra tre personaggi per nulla giovani (Max Freedman, 63 anni, Richard Brooks, 43 anni e Bill Haley, 30 anni)

E così a Sanremo sul palco del 1961 si presenta Adriano Celentano, un ragazzone alto, magro e dinoccolato che infrange tutte le tradizioni: canta con le spalle al pubblico, si agita come un demonio ma sopratutto con una canzone che ha un ritmo frenetico ed un testo trascurabile. Gli spettatori sono divisi tra quelli indignati e quelli che si agitano sulle sedie al ritmo di “24.000 baci” che arriverà al secondo posto.

Continua certamente la tradizione della canzone melodica che ha ancora molti sostenitori. Così nel 1962 Tony Renis con “Quando quando quando” non raggiungerà il primo posto ma avrà un grosso successo nazionale ed internazionale. Questa è un’altra delle caratteristiche di Sanremo: spesso canzoni e cantanti che vengono scartati dalla competizione hanno invece un grosso successo di vendite, a dimostrare come le giurie selezionate non riescano ad interpretare il gusto della gente comune. In quel filone vengono cooptati cantanti “giovani” per catturare anche quel segmento di ascoltatori. Un esempio significativo è Gigliola Cinquetti che nel 1964 vince con “Non ho l’età” non solo a Sanremo ma anche all’Eurovision.

Questo decennio è molto prolifico anche per il festival: sul palco di Sanremo si presentano una quantità di nuovi talenti come mai più capiterà. Cantanti e stili musicali dei più diversi, alcuni effimeri, ma molti che faranno la storia della musica leggera italiana nei prossimi decenni.

Con l’avanzare del decennio il boom economico mostra, però, anche tutte le sue contraddizioni. Le campagne vengono abbandonate e una migrazione silenziosa riempe le periferie delle città di gente povera alla ricerca di fortuna. Nelle città industriali del nord (Torino, Milano) si costruiscono interi quartieri di “immigrati” del sud e la convivenza non è sempre facile. 

A livello internazionale la speranza di pace si infrange sulla nascita dei due blocchi contrapposti di Stati Uniti e Russia e sulla “guerra fredda” che si manifesta in guerre combattute come quella del Vietnam e nella corsa allo spazio, culminata con lo sbarco sulla luna del 1969. Come reazione nascono movimenti di protesta giovanile come gli Hippies, i Black Panthers ecc.

I giovani italiani scoprono la nuova musica che viene specialmente dall’Inghilterra, dove Beatles, Rolling Stones e altre band beat stanno compiendo una vera e propria rivoluzione musicale. A Sanremo però tutto ciò non riesce ad arrivare fino al 1966, quando Caterina Caselli si aggiudica il secondo posto cantando Nessuno mi può giudicare, brano dal testo

aggressivo e dalla sonorità beat. Ma è un caso abbastanza isolato. Sempre nel 1966 Adriano Celentano canta una canzone di denuncia sociale: Il Ragazzo della via Gluck, che parla del degrado delle periferie cittadine, ma che viene subito eliminata e non arriva in finale. L’anno dopo, il 1967, tra canzoni d’amore più o meno “tradizionali”, fa capolino il gruppo dei Giganti che con la loro Proposta portano a Sanremo i temi del disagio giovanile e del messaggio hippy.

Siamo alle porte degli anni 70 e sta per scoppiare la protesta.

Le canzoni di San Remo degli anni ’50 – i testi

Grazie dei Fior
1951 – Nilla Pizzi

Tanti fiori
In questo giorno lieto ho ricevuti
Rose, rose
Ma le più belle le hai mandate tu

Grazie dei fior
Fra tutti gli altri li ho riconosciuti
Mi han fatto male, eppure li ho graditi
Son rose rosse e parlano d’amor

E grazie ancor
Che in questo giorno tu m’hai ricordato
Ma se l’amore nostro s’è perduto
Perché 
vuoi tormentare il nostro cuor?

In mezzo a quelle rose ci sono tante spine
Memorie dolorose di chi ha voluto bene
Son pagine già chiuse
Con la parola fine
Son tutte belle le mamme del mondo
1954 – Gino Latilla

Mamme ! Mamme ! Mamme ! Quante pene l’amor vi da. 
Ieri, oggi, sempre, per voi mamme non c’è pietà.
Ogni vostro bambino, quando un uomo sarà,
verso il proprio destino, senza voi se ne andrà !

Son tutte belle le mamme del mondo 
quando un bambino si stringono al cuor. 
Son le bellezze di un bene profondo 
fatto di sogni, rinunce ed amor. 

È tanto bello quel volto di donna 
che veglia un bimbo e riposo non ha; 
sembra l’immagine d’una Madonna, 
sembra l’immagine della bontà.

E gli anni passano, i bimbi crescono, 
le mamme imbiancano; ma non sfiorirà 
la loro beltà !


Son tutte belle le mamme del mondo 
grandi tesori di luce e bontà,
che custodiscono un bene profondo, 
il più sincero dell’umanità.
Papaveri e Papere
1952 – Nilla Pizzi

Su un campo di grano che dirvi non so
Un dì 
Paperina col babbo passò
E vide degli alti papaveri al sole brillar e li s’incantò

La papera al papero disse
“Papà, pappare i papaveri, come si fa?””
Non puoi pappare i papaveri”, disse papà
E aggiunse poi, beccando l’insalata
“Che cosa ci vuoi far, cosi è la vita”

“Lo sai che i papaveri son alti, alti, alti
E tu sei piccolina, e tu sei piccolina
Lo sai che i papaveri son alti, alti, alti
Sei nata paperina, che cosa ci vuoi far”

Vicino a un ruscello che dirvi non so
Un giorno un papavero in acqua guardò
E vide una piccola papera bionda giocar e li s’incantò
Papavero disse alla mamma
“Mamma’, pigliare una papera, come si fa?”
“Non puoi tu pigliare una papera”, disse mamma’
“Se tu da lei ti lasci impaperare
Il mondo intero non potrà più dire”

“Lo sai che i papaveri son alti, alti, alti
E tu sei piccolina, e tu sei piccolina
Lo sai che i papaveri son alti, alti, alti
Sei nata paperina, che cosa ci vuoi far”

Ma un giorno di maggio che dirvi non so
Avvenne poi quello che ognuno pensò
Papavero attese la Papera al chiaro lunar e poi la sposò
Ma questo romanzo ben poco durò
Poi venne la falce che il grano tagliò
E un colpo di vento i papaveri in alto portò

Così 
Papaverino se n’è andato
Lasciando Paperina impaperata

Lo sai che i papaveri ….
Il pericolo numero uno
1957 – Natalino Otto


La donna affascinante
Ti colpisce al primo istante
La donna che ti piace
Ti fa perdere la pace


Amico, ricordalo ancora
Per chi si innamora
Più scampo non c’è
Attento a te
Attento a te


Il pericolo numero uno
La donna
L’incantesimo numero uno
La donna


Chi viene vinto
Da quell’incanto
Sospira mentre soffre tanto
Che ci vuoi far
Siamo nati per amar


E perciò tutti gli uomini innamorati
Fortunati o sfortunati
Non si stancano di cantar


Il pericolo numero uno
La donna
L’incantesimo numero uno
Due, tre, quattro, cinque, sei e sette
Chi è?
La donna
La donna


Nel blu dipinto di blu
1958 – Domenico Modugno

Penso che un sogno così 
non ritorni mai più
Mi dipingevo le mani e la faccia di blu
Poi d’improvviso venivo dal vento rapito
E incominciavo a volare nel cielo infinito

Volare oh, oh
Cantare oh, oh
Nel blu dipinto di blu
Felice di stare lassù
E volavo, volavo felice più in alto del sole
Ed ancora più su
Mentre il mondo pian piano spariva lontano laggiù
Una musica dolce suonava soltanto per me
Volare oh, oh
Cantare oh, oh
Nel blu dipinto di blu
Felice di stare lassù

Ma tutti i sogni nell’alba svaniscon perché
Quando tramonta la luna li porta con sé
Ma io continuo a sognare negli occhi tuoi belli
Che sono blu come un cielo trapunto di stelle

Volare oh, oh
 
Io sono il vento
1959 – Arturo Testa

Tu, che mi guardi e sorridi, mi chiedi, “Chi sei?”
Anima inquieta, mi dici, “Tu, dunque, lo sai
Tu puoi capirmi e capire vuol dir perdonare
Ed accettare per questo amore la verità”

Io sono il vento
Sono la furia che passa e che porta con sé
Che nella notte ti chiama, che pace non ha
Son l’amor che non sente pietà

Io sono il vento
Se t’accarezzo non devi fidarti di me
Io non conosco la legge che guida il mio cuor
Son l’amor, la passione d’amor
Qualcosa c’è in me, più forte di me

Sono l’aria che talora sospira
E che al sol del mattino più dolce si fa
Son la furia che improvvisa si adira
E che va, fugge e va, dove andrà 
non lo sa

Io sono il vento
Sono la furia che passa e ti porta con sé
Ho attraversato il deserto cercando di te
T’amerò, era scritto così
Qualcosa c’è in me, più forte di me