Se vuoi qualche informazione sul Decamerone
Racconti DecameroneLockdown Heroes di Milo Manara
Maurilio Manara, detto Milo, è un autore di fumetti, molto conosciuto in Italia ed all’estero. Famosi sono i suoi personaggi femminili, sempre molto sensuali.
In occasione dell’emergenza COVID19, Milo ha realizzato alcuni disegni ispirandosi alle tante donne che, in questi giorni di pandemia, hanno contribuito a gestire la crisi sanitaria ed hanno assicurato i servizi essenziali.
Alcuni di questi disegni sono stati raccolti in un portfolio (che sarà in vendita da luglio 2020 e che è già possibile prenotare in internet) il cui ricavato verrà in parte donato in beneficenza all’Ospedale Luigi Sacco di Milano, al Policlinico Universitario di Padova e all’Ospedale Domenico Cotugno di Napoli.
A’ mamma
Salvatore Di Giacomo
Chi tene ‘a mamma Pecchè ll’ammore ‘e mamma Pure ll’omme cchiù triste e malamente E si te vede e’ chiagnere |
Chi ha la mamma Perchè l’amore della mamma Anche l’uomo più malvagio e cattivo E se ti vede piangere |
Salvatore Di Giacomo (1860-1934) fu autore di famose poesie in lingua napoletana (molte delle quali poi musicate) che costituiscono una parte importante della cultura popolare partenopea.
Insieme ad Ernesto Murolo, Libero Bovio ed E. A. Mario è stato un protagonista dell’epoca d’oro della canzone napoletana.
Guarda anche la canzone Ave Maria
5 maggio 1821
Alessandro Manzoni
Il cinque maggio è una poesia scritta da Alessandro Manzoni nel 1821 in occasione della morte di Napoleone Bonaparte in esilio a Sant’Elena.
Nell’opera, scritta in tre giorni, Manzoni, che era molto religioso, parla delle battaglie e delle imprese dell’ex imperatore, ma anche della fragilità umana e della conversione di Napoleone negli ultimi giorni di vita.
Alessandro Manzoni, uno dei più grandi scrittori italiani dell’ottocento, scrisse la poesia a Milano, quando questa era ancora occupata, anche un pò per spirito patriottico contro gli austriaci, di cui Napoleone era stato uno dei maggiori nemici, ed infatti la poesia fu vietata nei territori dell’Impero austro-ungarico mentre si diffuse rapidamente nel resto dell’Italia e dell’Europa.
Il testo riportato è solo la prima parte della poesia.
Ei fu. Siccome immobile, dato il mortal sospiro, stette la spoglia immemore orba di tanto spiro, così percossa, attonita la terra al nunzio sta, muta pensando all’ultima ora dell’uom fatale; nè sa quando una simile orma di piè mortale la sua cruenta polvere a calpestar verrà. Lui folgorante in solio vide il mio genio e tacque; quando, con vece assidua, cadde, risorse e giacque, di mille voci al sonito mista la sua non ha: vergin di servo encomio e di codardo oltraggio, sorge or commosso al subito sparir di tanto raggio: e scioglie all’urna un cantico che forse non morrà. Dall’Alpi alle Piramidi, dal Manzanarre al Reno, di quel securo il fulmine tenea dietro al baleno; scoppiò da Scilla al Tanai, dall’uno all’altro mar. Fu vera gloria? Ai posteri l’ardua sentenza: nui chiniam la fronte al Massimo Fattor, che volle in lui del creator suo spirito più vasta orma stampar. (Continua….) |
Egli fu. Come immobile, dopo l’ultimo respiro, rimase il corpo privo di sensibilità privato di un’anima così grande, allo stesso modo colpita, sconcertata la terra resta alla notizia muta, pensando all’ultima ora dell’uomo inviato dal destino; e non sa quando di nuovo un piede così importante verrà a calpestare la polvere delle sue battaglie Lui, trionfante sul trono vide il mio spirito di poeta e non parlò; quando, con alterne vicende, cadde, risorse e ricadde definitivamente, il mio spirito non ha unito la sua voce a quella di mille altre. Puro da elogi servili e da offese vigliacche, Il mio spirito si fa sentire ora commosso dall’improvvisa scomparsa di tanta luce: e innalza al sepolcro un canto che forse non morirà. Dalle Alpi alle Piramidi, dal Mazanarre al Reno, quell’uomo era come un fulmine che veniva subito dopo il lampo; scoppiò da Scilla al Tanai, da un mare all’altro. Fu gloria vera? Lasciamo ai posteri la difficile sentenza: noi abbassiamo la fronte al Creatore che ha voluto lasciare in lui una impronta del suo spirito più grande che agli altri uomini (Continua…) |
Favole al telefono
Gianni Rodari
Il 2020 è l’anno del centenario della nascita di Gianni Rodari, uno scrittore, pedagogista, poeta e giornalista italiano, nato sul lago d’Orta, in Piemonte nel 1920.
E’ conosciuto in Italia ed all’estero per i suoi racconti per l’infanzia, grazie ai quali ha vinto il Premio Hans Christian Andersen nel 1970.
Ha scritto la Grammatica della Fantasia, una guida teorica sull’arte di inventare storie.
Tra i suoi racconti per bambini ci sono Le favole al telefono, che nascono dall’idea di un padre che fa il commesso viaggiatore e, quindi, spesso la sera non è a casa. Però tutte le sere telefona al figlioletto e gli racconta una favola prima che vada a dormire.
Le favole al telefono sono, perciò, brevi ma piene di poesia e di insegnamenti.
Dalle Favole al telefono di Gianni Rodari
Brif, bruf, braf
“Non importa che lingua tu parli, se c’è la voglia di comunicare e se condividi le emozioni”
Due bambini, nella pace del cortile, giocavano a inventare una lingua speciale per poter parlare tra loro senza far capire nulla agli altri.
– Brif, braf, – disse il primo.
– Braf, brof, – rispose il secondo. E scoppiarono a ridere.
Su un balcone del primo piano c’era un vecchio buon signore che leggeva il giornale, e affacciata alla finestra di fronte c’era una vecchia signora né buona né cattiva.
– Come sono sciocchi quei bambini, – disse la signora.
Ma il buon signore non era d’accordo: – Io non trovo –
– Non mi dirà che ha capito quello che hanno detto –
– E invece ho capito tutto. Il primo ha detto: che bella giornata. Il secondo ha risposto: domani sarà ancora piú bello –
La signora arricciò il naso ma stette zitta, perché i bambini avevano ricominciato a parlare nella loro lingua.
– Maraschi, barabaschi, pippirimoschi, – disse il primo.
– Bruf, – rispose il secondo. E giú di nuovo a ridere tutti e due.
– Non mi dirà che ha capito anche adesso – esclamò indignata la vecchia signora.
– E invece ho capito tutto – rispose sorridendo il vecchio
signore.
– Il primo ha detto: come siamo contenti di essere al mondo. E il secondo ha risposto: il mondo è bellissimo. –
– Ma è poi bello davvero? – insisté la vecchia signora.
– Brif, bruf, braf, – rispose il vecchio signore.